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giovedì 7 dicembre 2017

Vallo della Lucania: il Tribunale non c'è più, ma nessuno lo sa


Resta la scatola, ovvero l’edificio da non molto inaugurato, brutto come tutte le costruzioni moderne ma sufficientemente integro.
Restano arredi e strumentazione, incluso un personale impegnato a fronteggiare nuova telematica e vecchio cartaceo. 
Resta soprattutto quest’ultimo, appena celato nei carrelli che lo trasportano in udienza dagli scaffali, per poi riportarlo in altri scaffali, lievemente ingrossato ma rallegrato dalla gitarella.
Una manciata di giovinotte e giovinotti, compiaciuti del recente concorso da magistrato, si alternano alla cattedra, e sono molto efficienti nell’impedire ai carrelli di sostare troppo nelle aule d’udienza.
Nessuna traccia però della giurisdizione, ovvero della concreta fornitura ai cittadini di giustizia, perchè in questa sede non si producono più decisioni, ma solo rinvii.
Nessuna sentenza per le cause ultradecennali, sebbene sia conclusa ogni attività processuale.
Nessun provvedimento d’urgenza, se non dopo che l’urgenza è trascorsa.
Soppressa la ritualità  breve in materia lavoristica, fissate meno di sei udienze collegiali in un anno.
Idem nel penale, dove almeno il decorso del tempo risponde alle esigenze di chi confida nella prescrizione.
Sono segnali, troppi e troppo concordanti per sbagliarne l’interpretazione: questo tribunale è morto, ma la notizia è confidata con cautela, come accade quando non si vogliono turbare i parenti anziani e sensibili del defunto.
E’ una strategia già vista per molti servizi pubblici, come ospedali e scuole: renderli inservibili affinchè la loro soppressione sia accolta come un beneficio, non come un danno.
Requiescat in pace.


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