Powered By Blogger

sabato 13 giugno 2015

L'I.P.A. FUNESTA

Avere lo studio a quaranta chilometri dal più vicino Tribunale mi costringe a percorrere ottanta chilometri per depositare anche  un solo foglio in formato A4.
Normale che l'introduzione della trasmissione telematica per gli atti processuali mi abbia entusiasmato: finalmente per spostare le parole non avrei dovuto accompagnarle di persona!
Ma l'entusiasmo, sentimento fugace, per noi italiani ha l'effimera consistenza dell'illusione.
Ho tollerato l'adozione, tra tutti i sistemi informatici possibili, di quelli più macchinosi, più lenti, meno intuitivi, ma non riesco a tollerare il ridicolo delle notifiche telematiche alle Amministrazioni Pubbliche.
Senza entrare nei dettagli di una materia inutilmente complicata, mi limito ad avvisare che queste notifiche sono impossibili perché l'indirizzo del destinatario si trova solo nell'elenco eliminato.
Gli indirizzi e-mail certificati delle Pubbliche Amministrazioni non sono reperibili nel registro indicato dalla legge ma in un altro registro, sempre indicato dalla legge, ma che, dall'agosto 2014, non è più utilizzabile per le notifiche telematiche.
Dunque, anche se l'indirizzo non cambia ed è contenuto in un registro pubblico denominato proprio I.P.A. (Indice delle Pubbliche Amministrazioni), se vi azzardate ad usarlo per una notifica, questa sarà considerata nulla.
E stamattina in Tribunale il Magistrato mi diceva: "Avvocato, ma questa notifica al Comune non sarebbe stato meglio farla in cartaceo, come al solito?"
Osservazione ragionevole e cortese, non avrei mai potuto rispondere: "Ha ragione, qui dentro non dobbiamo mai sforzarci di trovare una logica nelle leggi"

venerdì 5 giugno 2015

LE FALLE DEI TECNICI


L'elezione nella Regione Campania del Governatore De Luca ha rivelato come i legislatori italiani non siano più idonei al loro compito.
il Governatore, secondo le norme della cosiddetta "Legge Severino" dovrebbe infatti essere sospeso dalle sue funzioni, ma queste norme sono scritte così male che nessuno ha saputo chiarire come adoperarle nei confronti del neo-eletto.
Tutti sono però concordi nell'affermare che "c'è una falla nella Severino!"
E della falla non può nemmeno essere incolpato quel multicolore Parlamento Italiano troppo abituato ad emendare ed ingarbugliare i testi delle leggi.
La "Severino" e' prodotto esclusivo del Governo Monti, dal momento che il Parlamento, con legge-delega, rimise proprio a quel Governo il compito di elaborarla.
Governo, ricordiamolo, non di bassa politica ma "tecnico", composto solo di insigni accademici e lodati professionisti.
E dunque, in questa aristocratica congrega, nessuno che sapesse scrivere una norma?
L'ipotesi è talmente sconfortante che sarebbe quasi un sollievo scoprire sia stata scritta male apposta, pur di non applicarla.
Fu dunque dolo? Oppure ignoranza?
Per rispondere occorrerebbe consultare un tecnico

martedì 2 giugno 2015

CHIARE LETTERE (15) Se l'Universita' deve insegnare la grammatica ai futuri giuristi

PAOLO DE STEFANO su "IL CORRIERE DELLA SERA" del 02 06 2015
Ci voleva un dipartimento universitario di giurisprudenza per fare esplodere l’urgenza di rimediare all’impreparazione linguistica dei ragazzi appena usciti dalle scuole. A Pisa un’insegnante di diritto, Eleonora Sirsi, in collaborazione con il linguista ed ex presidente della Crusca Francesco Sabatini, ha rotto gli indugi, stanca di leggere le tesi scorrette dei suoi allievi. Non imprecise o lacunose sul piano concettuale, ma deficitarie sul piano della lingua italiana. Anacoluti, distorsioni, pleonasmi, reggenze sbagliate, sviste lessicali, incapacità di usare la punteggiatura. Per non dire del deficit grammaticale e sintattico che emerge dai concorsi pubblici. Un disastro. Ed è significativo che siano i giuristi a prendere provvedimenti urgenti al riguardo: il fatto è che per un avvocato, come per un magistrato o per un legislatore, l’uso consapevole e corretto della lingua non è un capriccio superfluo, ma è parte integrante e irrinunciabile della pratica professionale. Vale cioè esattamente quanto la conoscenza del codice penale o di quello civile. 
Vista la gravità della situazione, si è trovato un solo provvedimento utile a rimediare alla deriva linguistica: tornare all’ABC, cioè alle nozioni fondamentali. E allora viene programmato, per il terzo o per il quarto anno di studio (si partirà dal nuovo anno accademico), un corso di scrittura e di grammatica della frase. Non la retorica o lo stile, ma la grammatica. Quella che sarebbe indispensabile acquisire nel percorso scolastico, tra le elementari e il liceo, e che invece viene tranquillamente elusa o trascurata in nome di altre presunte priorità. Se ci non fosse da piangere, si potrebbe anche sorridere del paradosso: tutti a riempirsi la bocca sulla necessità di imparare l’inglese e di affinare le competenze informatiche, mentre la vera emergenza è la lingua italiana.