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martedì 5 giugno 2018

IL PARCO NATURALE (IMMOBILIARE) DEL CILENTO


 

Negli ultimi anni la stampa ci ha informato sullo spreco delle risorse pubbliche investite dal Parco del Cilento per edificare immobili inutili o, comunque, inutilizzati.

Abbiamo così saputo (VEDI: http://www.occhiodisalerno.it/dossier-cilento-ecomostri-opere-abusive-ed-incomplete/..) che ad Aquara i lavori per un indispensabile CENTRO DELLA LONTRA, iniziati nel 2001, risultavano incompleti nel 2013, nonostante una spesa imprecisata tra 500.000 e 1.000.000 di euro.

Aquara ha beneficiato anche del MUSEO DEL FIUME E DELLA LONTRA, completato, per una spesa di 409.567 euro, ma anch’esso definito inutilizzato dagli articoli di stampa.

Il Comune di Centola forse acquisterà notorietà accademica grazie al CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO DELLE MIGRAZIONI, che però,  secondo un dossier del Codacons, “arreca un gravissimo pregiudizio al paesaggio data l’ampiezza della struttura, il suo impatto visivo e l’uso di materiali cementizi non aventi valore eco-compatibile”. Anche in questo caso la stampa sosteneva che l’immobile fosse inutilizzato, nonostante la spesa di 1.200.000 euro.

Mai completato risulterebbe anche il ricovero attrezzi per i L.S.U., avviato a Petina nel 2001.

Del CENTRO PER LA BIODIVERSITA’ di Vallo della Lucania si sono occupati anche gli inviati di “STRISCIA LA NOTIZIA”, denunciandone degrado ed abbandono, oltre al costo di 9 milioni di euro (http://www.giornaledelcilento.it/it/vallo_della_lucania_viaggio_nel_centro_della_biodiversita_tra_incuria_e_degrado_e_costato_9_milioni_di_euro_foto_video.html#.WxT5SGXo_Vq)

Non manca all’appello il Comune di Castellabate e la sua VILLA MATARAZZO, sede di una recente cementificazione, utile però a dotare finalmente il centro cittadino di un adeguato bar;  è infatti già stato pubblicato il bando che affiderà lo svolgimento di questo servizio negli erigendi edifici.
 
Al patrimonio immobiliare in corso di completamento si aggiunge quello acquistato dal Parco, oggi proprietario del Palazzo Ducale di Laurino, del Palazzo Mainenti e della Tenuta Montesani a Vallo della Lucania, del Borgo di Pietracupa a Roccadaspide, del Palazzo Dei Santamaria a Teggiano e della Casina del Mingardo a Celle di Bulgheria.

E’ forse opportuno ricordare che, nell’istituire i parchi naturali, la legge 394/1991 (art. 1) assegnò loro questi compiti:

a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici;

b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;

c) promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.

Difficile dire quanto sia stato investito in conservazione, promozione e ricostituzione per 27 anni, più semplice calcolare quanto siano costate quelle progettazioni, forniture, imprese edili e rogiti notarili che hanno dotato questo Ente di un ingente patrimonio immobiliare.

La corrispondenza tra  mezzi adoperati e fini da realizzare non è intuibile senza un notevole sforzo di logica, che si avvalga anche di quel “cui prodest” suggerito dalla Medea di Seneca.

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