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venerdì 15 marzo 2024

LA DE-INFORMAZIONE NON E’ DEMOCRATICA (far credere, far regredire, far combattere)


 

E’ banale affermare che l’informazione è il presupposto necessario per esercitare la nostra libertà di scelta.

Lo constatiamo in qualunque occasione: per esempio al ristorante, dove non saremmo in grado di ordinare da mangiare se nel menù il nome del piatto non fosse accompagnato da dettagliate indicazioni su gli ingredienti, gli eventuali allergeni e, ovviamente, il prezzo.

 I cosiddetti obblighi di informazione sono sempre più diffusi, e numerose norme di legge li impongono a chi opera nel commercio, nella finanza, o esercita altre professioni; particolarmente vincolate ne risultano le professioni sanitarie.

Eppure c’è un’attività che, pur incidendo in modo rilevante sull’interesse pubblico, non è soggetta ad alcun obbligo di informazione, se si intende questo come obbligo alla veridicità ed alla comprensibilità dell’informazione.

Quest’attività è la politica, nella quale si può serenamente dichiarare qualunque cosa, come pure omettere qualunque cosa, senza temere di subirne alcuna conseguenza.

I temi rilevanti per i cittadini sono noti: la tutela della salute, la scolarizzazione, l’accesso al lavoro, la criminalità, i conflitti internazionali, i mutamenti climatici; ma i protagonisti della vita politica non sono impegnati a fornire il maggior numero possibile di conoscenze al maggior numero possibile di cittadini su questi argomenti.

Per lo più vengono utilizzati per sollecitare sentimenti alternanti di preoccupazione e soddisfazione nell’elettore, in funzione della necessità di convincerlo ad opporsi o sostenere il personaggio politico munito della temporanea maggioranza relativa dei consensi.

Il concetto di “incommensurabilità concettuale degli argomenti antagonisti”, del filosofo Alasdair MacIntyre, è un buon criterio per interpretare i dibattiti politici, dove i contendenti citano numeri errati pur di contrastare i numeri dell’altro, ed omettono gli episodi sfavorevoli alla loro ricostruzione o addirittura affermano la realtà di eventi mai realizzatisi od irrealizzabili.

L’obiettivo di tali confronti non è dunque ricercare una verità che possa consentire scelte giustificate, ma piuttosto nasconderla, così che le scelte si fondino sulla fedeltà ad uno schieramento o sulla simpatia suscitata dal personaggio che le promuove.

Per tornare all’esempio del ristorante, è come se ci chiedessero di scegliere da un menù nel quale gli ingredienti sono incerti, non si avverte del rischio di allergie ed il prezzo è variabile a discrezione del cameriere.

Si potrebbe pensare che in un ristorante del genere nessuno accetterebbe di mangiarci, perchè un menù senza informazioni si ritroverebbe in un attimo sbattuto dal cliente sulla faccia del cameriere, ma non è così: senza troppa preoccupazione immergiamo il cucchiaio nel piatto che ci portano a tavola, aspettando di vedere cosa potrà succedere.

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