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domenica 27 dicembre 2020

I PRIVILEGIATI DEL LOCKDOWN


Buona parte dei connazionali e concittadini è impegnato ad incitarci a restare a casa, censurando con variabili epiteti ogni contravventore.
Ma bisognerebbe avvertirli che anche loro beneficiano di sistematiche difformità dalla permanenza domestica.
Restare a casa si può, anzi, si deve, purchè nutriti del caffellatte mattutino, della lombatina a pranzo, o mozzarella di bufala, oltre a quell’abbondante frutta e verdura che garantisce, in tempo di malanni, un corretto apporto di vitamine ed antiossidanti.
Peccato però che l’allestimento di un tale menù consenta a panettieri, caseifici, macellai, agricoltori, commessi e cassieri di eludere la salvaguardia assoluta per restarsene serenamente a lavorare.
E quei pacchi da Amazon? Quanti magazzinieri, spedizionieri e corrieri si sono assembrati per farceli pervenire ben sigillati alla nostra sanificata residenza?
E le linee elettriche, idriche e telefoniche? Quanti sciagurati, con la scusa di garantirne la manutenzione, sfuggono all’alba dall’abitazione per vagare impuniti anche nella notte?
Per noi, che a casa ci restiamo, l’unico conforto sono quei continui telegiornali e talk-show, e magari Fabio Insinna, o qualche partita di pallone, almeno fino a quando anche giornalisti, conduttori e calciatori non saranno ricondotti all’ordine, cioè al loro domicilio.
Godiamoci questa zona rossa, ultimo esempio di sangue blu, perché è un segno di privilegio che la maggioranza di connazionali e concittadini non può vantare.
L’uguaglianza è un rivoluzionario ideale, ma vale la pena realizzarlo?
Quanti docenti della nostra Campania scenderebbero in piazza per consentire ai loro colleghi nazionali ed europei l’insegnamento a distanza?
Ce lo spiegò Orwell: anche se combattiamo per essere tutti uguali otteniamo solo che qualcuno sia più uguale degli altri.

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