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venerdì 5 luglio 2013

CHIARE LETTERE (9): A MONZA SI CORRE

Non conosco l'esatta dimensione del contenzioso esistente presso il Tribunale di Monza, non credo sia molto diversa da quella dei Tribunali periferici salernitani, eppure ...


SORPRESA: AL TRIBUNALE DI MONZA
IL PRIMATO EUROPEO PER L'INNOVAZIONE
 La giustizia italiana modello in
Europa? Piano a scoppiare a ridere.
Perché invece è vero: il miglior progetto
di consulenza europeo è stato giudicato
quello del Tribunale e della Procura di
Monza, sesta sede giudiziaria italiana che
nell'annuale «Premio Constantinus» della
«Federazione delle Società di Consulenza
Europee» ha appunto battuto due lavori
elaborati per aziende private dall'Ibm,
non esattamente una squadretta dell'oratorio.
E proprio come accade agli atleti in
stato di grazia, ecco che Monza, dopo essersi
imposta in trasferta insieme alla Fondazione
Irso, ha subito bissato anche in casa,
vincendo pure il «Premio nazionale
per l'Innovazione», consegnato al giudice
Antonio Airò dal presidente del Cnr e dal
ministro della Ricerca alla presenza del
presidente della Repubblica. 11 triennale
progetto di Monza, finanziato con
700.00o euro del Fondo sociale europeo,
si è concentrato su segmenti poco noti
ma molto a contatto con l'esperienza quotidiana
delle persone, come i decreti penali
di condanna, le esecuzioni immobiliari
e la volontaria giurisdizione (eredità, amministrazione
di sostegno, interdizione di
familiari), con l'apertura sul territorio di
sette sportelli e un codice a barre ideato
dal presidente della sezione famiglia Claudio
Miele per seguire sul pc il percorso
delle cause civili pur nella carenza di personale
amministrativo. E adesso Monza
presenterà il suo progetto anche alla settima
«Quality Conference» dell'Unione Europea
che si terrà in ottobre a Vilnius in
Lituania. Monza, in tema di giustizia, non
è la sola «buona notizia» che non fa notizia.
Anzi, come mostrano le esperienze in
giro per l'Italia appena raccolte in «Giustizia
in bilico» (Sciacca-Verzelloni-Miccoli),
è una delle «buone pratiche» che a
macchia di leopardo stanno poco a poco
cambiando pelle alla giustizia italiana, sulla
scorta di inedite (e non scontate) consapevolezze
germinate tra i magistrati e loro
associazioni, i cancellieri e loro sindacati,
gli avvocati e loro articolazioni culturali.
Ma pochi se ne stanno accorgendo. E meno
che mai la politica, fossilizzata nel sequestrare
il dibattito pubblico sulla giustizia
attorno a finti problemi, e conseguenti
finte soluzioni, dettati dall'agenda dei processi
di questo o quel maggiorente.
Luigi Ferrarella (CORRIERE DELLA SERA 03 07 2013)

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