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mercoledì 28 febbraio 2018

UNA CAMPAGNA ELETTORALE CON-VINCENTE?


Quando queste elezioni politiche sono state annunciate avevo molti dubbi sull’utilità di andare a votare. Poi la campagna elettorale ha consentito di valutare i protagonisti della competizione ed oggi sono finalmente convinto, di non votare.
Confesso di aver ascoltato solo i candidati più noti, quelli ai vertici dei partiti, essendo irrilevanti tutti gli altri: con un risultato favorevole saranno in grado di cambiare le loro condizioni di vita, non le nostre.
Nei vari dibattiti non si sono discussi interventi su scuola, sanità e giustizia, materie che, tra Stato e cittadini, determinano relazioni essenziali, la cui carenza o criticità deteriora il sentimento di appartenenza ad una comunità territoriale.
E criticità ci sono, evidenti, e disomogeneità per area geografica illogiche ed intollerabili, considerando che, se da nord e sud è diversa la qualità dell’amministrazione, restano identiche le aliquote fiscali imposte per finanziarla.
Si è discusso quasi esclusivamente di tasse ed immigrazione, questioni rilevanti, non così gravi se lo Stato svolgesse correttamente le altre, necessarie, funzioni.
Diminuirebbero i malumori, se la tassazione fosse utilizzata per costruire istituti scolastici attraenti, accoglienti, funzionali e con insegnanti motivati ed entusiasti.
Si cederebbe volentieri parte del reddito, se fossero garantite cure sanitarie idonee, tempestive e gratuite.
Avremmo perfino redditi maggiori, se una giurisdizione moderna ed efficiente consentisse di riscuotere rapidamente i crediti.
L’immigrazione, in una Nazione già capace di soddisfare i propri cittadini, non risulterebbe un aggravio insostenibile.
Comunque, se i flussi migratori sono effetto di conflitti internazionali, è poco consigliabile affidarne la soluzione ai politici italiani, incapaci di sbrogliare perfino le risse interne ai loro partiti.
La formazione di un nuovo Parlamento dovrebbe essere il momento cruciale di uno Stato democratico, sottoponendosi ad un giudizio di rappresentatività la classe politica, che avrà il compito di soddisfare le necessità dei cittadini.
Sentiamo di vivere una transizione particolare, con fenomeni nuovi da governare, con una dimensione continentale da comprendere, e c’era attesa di appassionanti discussioni che coinvolgessero e convincessero a schierarsi.
Ma, piuttosto che coinvolgere gli italiani, la campagna elettorale li ha costretti ad uno spettacolo modesto, scongiurata la sonnolenza solo dai rumorosi colpi proibiti che gli attori si mollavano dietro le quinte.
Perchè noi spettatori, abbonati paganti, non dovremmo ricambiare il disinteresse?



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