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venerdì 20 aprile 2018

CHIARE LETTERE (18) - Natalino Irti: VIOLENZA « CONFORME ALLA LEGGE »

Un ulteriore profilo della modernità — o, se si vuole, della postmodernità
— tocca le pretese tecnocratiche, che si accompagnano alla dimensione
planetaria dell’economia e si riaffacciano, più impazienti e insidiose,
nelle epoche di crisi. Sembra allora che nulla resti da fare se non ingiungere il
silenzio alla politica, cioè alla lotta di fedi e ideologie, e di consegnarsi alla
« competenza » degli « esperti ». Se la violenza finanziaria non è raggiungibile
dalle leggi, né dalla volontà di partiti e di assemblee parlamentari, bisogna
affidare il potere a coloro che quella violenza sanno capire, fronteggiare, e forse dominare.
Sono periodi d’emergenza o d’eccezione (d’eccezione, s’intende,
alle normali procedure di decisione), in cui s’invocano o si costituiscono
governi dei tecnici o governi tecnici.
Qui si osserva soltanto che, mentre esistono, e bene spesso sono utilizzati,
saperi specialistici, non si dà una competenza generale sul destino della π λις.
E che, quando i tecnici assumono decisioni sui fini comuni, si fanno, anch’essi,
politici, e oppongono fede a fede, concezione della vita ad altra concezione
della vita. Il volto compunto ed ipocrita della neutralità tecnica nasconde la
violenza finanziaria, giunta ormai a sbarazzarsi di scomodi governi di partiti
e a insediare al potere propri commissari. Ci saranno leggi: e sarà il diritto, in
cui si esprime e svolge la violenza vincitrice.
Il « disagio della cultura » giuridica è nel vedere la legge caduta e contesa
nel fosco turbinio, che abbiamo provato a descrivere. Sapevamo bene, entrando
nella modernità, che la legge non ci sarebbe stata più consegnata sull’alto
e aspro monte, racchiusa nella densa brevità di poche proposizioni
(quella legge, Das Gesetz, a cui Thomas Mann dedicò un racconto solenne ed
elegiaco); sapevamo che tutto ormai dipendeva da noi, dalla nostra volontà
ed energia vitale, e che la legge sarebbe nata da una lotta crudele e ossessiva;
ma ecco che ci troviano dinanzi ad una violenza superiore a tutte le altre, che
né la vecchia politica né il diritto territoriale riescono a fronteggiare.
« Fine del diritto »? di certo no. Ma un mondo oscuro, da cui attendiamo
un nuovo inizio.

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